giovedì 10 agosto 2017

CROCCHETTE DI RISO CON TONNO E LIMONE



Le crocchette di riso ricetta calabrese sono diverse dalle solite polpette di riso o arancine: non serve passarle nel pangrattato o immergerle nella pastella, ma vanno fritte direttamente senza panatura. Hanno una crosticina dorata e croccante, un cuore morbido e compatto e un sapore che conquista. Le crocchette di riso ricetta calabrese sono un ottimo e sostanzioso secondo piatto o un antipasto ricco e sfizioso, il costo della ricetta è basso e richiede pochi e semplici ingredienti.

Ingredienti per circa 30 crocchette di riso fritte

600 g di riso Ribe
6 uova medie
un ciuffo di prezzemolo
3 cucchiai colmi di parmigiano grattugiato
1 cucchiaio raso di sale fino
sale per la cottura del riso q.b.
pepe q.b.
olio per frittura
olio evo q.b.


Lessare il riso in abbondante acqua salata, schiumarlo se necessita e far cuocere seguendo le indicazioni riportare sulla confezione. Il riso a fine cottura deve risultare cotto ma non stracotto
A fine cottura, spegnere il fuoco e versare qualche bicchiere di acqua fredda nella pentola e mescolare delicatamente. Scolare il riso e far raffreddare benissimo nello scolapasta
Quando il riso lesso sarà freddo, trasferirlo in una ciotola capiente e condire con prezzemolo tritato finemente, sale, formaggio grattugiato e pepe.

Aggiungere le uova al riso, avendo cura di aprirle prima in una ciotolina per constatare che siano buone
Con una forchetta iniziare ad amalgamare il tutto
Quando le uova risulteranno ben incorporate al riso continuare ad mescolare con le mani senza mai “impastare” per non far spezzettare il riso, ma solo mescolare delicatamente per circa 10 minuti
Man mano si noterà che il riso si compatta da solo sino a formare un composto ben amalgamato, sodo e leggermente appiccicoso
Ungere abbondantemente le mani con olio evo, staccare un pezzetto di impasto, compattarlo e formare le crocchette di riso dando la forma leggermente allungata.

Posizionare le crocchette preparate su di un vassoio rivestito con carta forno
Portare a giusta temperatura abbondante olio per frittura (quando l’olio sarà caldo calare un pezzettino di impasto delle crocchette e se torna a galla e frigge l’olio è pronto)
Cuocere le crocchette di riso senza mai girarle sino a quando non si noterà che stanno acquisendo un colore leggermente dorato

Con una forchetta girarle delicatamente e continuare la cottura sino a doratura perfetta. Le crocchette devono cuocere lentamente per ottenere una cottura perfetta anche al centro
Scolare le crocchette con una schiumarola e adagiarle su carta cucina
Gustare le crocchette di riso ricetta perfetta calde e fumanti. Ottime anche fredde ma volendo si possono riscaldare in forno già caldo per qualche minuto. 


SEGRETI CHE POSSONO ESSERE UTILI:

-schiumare il riso durante la cottura

-bloccare la cottura del riso aggiungendo acqua fredda a fine cottura, mescolare e poi scolare

-realizzare l’impasto delle polpette solo quando il riso sarà freddo

-l’impasto delle crocchette va solo mescolato e mai impasto

-mescolare per più di 10 minuti per far compattare il riso da solo senza impastare

-formare le crocchette con le mani unte abbondantemente di olio evo

-l’olio per friggere deve raggiungere la giusta temperatura che va verificata

-non girare le crocchette che stanno cuocendo se prima non sono leggermente dorate

 ORIGINI:
I supplì (parenti del sicilianissimo arancino) sono delle polpette di riso al ragù di carne della tradizione romana, di forma allungata, impanate e poi fritte. Allo strutto della tradizione si è sostituito oggi l’olio d’oliva. Il loro nome deriva molto probabilmente dal francese surprise (sorpresa), in riferimento alle sorprese nascoste al loro interno.

La tradizione di queste caratteristiche crocchette capitoline sembra avere radici lontane: già nel 1846 troviamo una prima testimonianza della loro presenza nella cucina tradizionale romana con il letterato romano, poi cappellano del Papa, Tommaso Azzocchi (Roma, 1791 –Roma, 1863), che inserisce il termine supplì all’interno di una sezione (Raccolta di voci e maniere false col loro equivalente) del suo Vocabolario domestico, definendole «frittelle, frittelle di riso, riso fritto».
Segue, nel 1874, la prova scritta della presenza di questo bocconcino nel menù della Trattoria della Lepre a Roma, comparendo con il nome di Soplis di riso.
A Roma, un tempo, esisteva anche il venditore di supplì, che girava la sera per i vicoli con uno scaldavivande appeso ad un braccio strillando “Calli bollenti! Supplì di riso!”, esattamente come i venditori ambulanti oggi. Fino agli anni ’50 si poteva trovare in centro (zona Sant’Andrea delle Fratte) anche un “supplitaro”, soprannominato Polifemo, che se ne stava nel suo antro con un’enorme padella colma di olio bollente: alla fine di ogni cottura tuffava una reticella nell’olio per pescare questi bocconi prelibati.

Se le fonti culinarie rimontano al 1846, le tracce letterarie del supplì sono ancora più antecedenti: entrambe portano la firma di Giuseppe Gioacchino Belli, il grande poeta capitolino che, nel 1831, componeva un sonetto intitolato “Il Papa” , il cui copricapo (il Triregno o la Tiara) veniva irriverentemente paragonato al supplì.






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